Equo compenso

TAR Campania, Sezione Sesta, 14 novembre 2022, n. 7037

La sentenza in questione del Tribunale Amministrativo Regionale della Campania si concentra sulla disputa tra l’Ordine degli Avvocati di Roma e un Comune riguardo le modalità di determinazione dei compensi per gli avvocati inclusi in un elenco (short list) per l’assegnazione di incarichi di assistenza legale. L’Ordine degli Avvocati ha contestato le disposizioni relative alla determinazione del compenso professionale degli avvocati, ritenendo che queste violassero il principio dell’equo compenso, come delineato dalla normativa vigente, e imponessero obblighi non remunerati agli avvocati.

Il cuore della questione giuridica trattata riguarda l’interpretazione e l’applicazione dei principi dell’equo compenso e della corretta remunerazione per le prestazioni professionali rese dagli avvocati. In particolare, l’Ordine ha sollevato preoccupazioni su diverse disposizioni dell’avviso pubblico emesso dal Comune, che riguardavano non solo la misura dei compensi dovuti agli avvocati ma anche l’imposizione di ulteriori obblighi professionali non accompagnati da adeguata remunerazione.

Nel dettaglio, le critiche mosse dall’Ordine degli Avvocati di Roma si concentravano su alcune disposizioni chiave dell’avviso pubblico, quali:

  1. La determinazione dei compensi per le attività professionali degli avvocati, ritenuti inferiori rispetto ai parametri ministeriali e non congrui al lavoro svolto, in violazione del decreto-legge n. 148/2017 convertito con modificazioni dalla legge n. 172/2017, che introduce il concetto di equo compenso.
  2. La mancanza di una previsione di maggiorazione del 15% per le spese generali, come contemplato dal D.M. n. 55 del 2014.
  3. La previsione di compensi irrisori per giudizi connessi e la vaghezza del concetto di “connessione” tra diversi giudizi.
  4. L’obbligo, imposto agli avvocati, di svolgere attività di recupero crediti e di formulare pareri scritti sulla convenienza di gravare o resistere a impugnazioni, senza che queste prestazioni aggiuntive fossero remunerate.

Il TAR ha accolto le ragioni dell’Ordine degli Avvocati di Roma, sottolineando che le disposizioni contestate violavano il principio dell’equo compenso. Ha evidenziato che l’equo compenso deve essere inteso come una remunerazione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro svolto e che i compensi stabiliti dall’avviso pubblico del Comune di Lacco Ameno non rispettavano tale principio, risultando inadeguati rispetto all’impegno richiesto per le attività professionali. Il TAR ha inoltre criticato la logica di alcune disposizioni, come quella relativa alla remunerazione per i giudizi connessi e l’assenza di una maggiorazione per le spese generali.

In conclusione, il Tribunale ha accolto il ricorso dell’Ordine degli Avvocati, annullando le disposizioni dell’avviso pubblico contestate e condannando il Comune al pagamento delle spese di giudizio. Questa sentenza riflette l’importanza del rispetto dei principi di equo compenso e trasparenza nell’assegnazione degli incarichi legali da parte delle pubbliche amministrazioni, riaffermando la necessità che i compensi siano determinati in modo giusto e congruo rispetto al lavoro svolto dagli avvocati.