Sull’onere probatorio in materia di abusi edilizi

Cons. Stato, sez. II, 1° febbraio 2024, n. 1016 – Pres. Saltelli, Est. Filippini

La sentenza del Consiglio di Stato n. 01016/2024, pubblicata il 1° febbraio 2024, si inserisce nel complesso contesto del diritto urbanistico e amministrativo, affrontando tematiche fondamentali quali l’autotutela amministrativa, il riparto dell’onere della prova in materia di opere edilizie, e i principi di buona fede e leale collaborazione tra privato e Amministrazione. Questa decisione conferma in appello la sentenza del TAR Puglia, sezione staccata di Lecce, che aveva respinto il ricorso proposto da un privato contro un Comune, riguardante l’annullamento di un permesso di costruire e la successiva ordinanza di demolizione di opere abusive.
Il cuore della controversia ruota intorno all’esercizio dell’autotutela amministrativa da parte del Comune, che ha annullato un permesso di costruire precedentemente rilasciato, in seguito alla constatazione di incongruenze tra la documentazione presentata dai ricorrenti in momenti diversi e la mancanza di prove sufficienti riguardo la datazione anteriore al 1942 delle opere edilizie interessate.

Il Consiglio di Stato ha ribadito l’importanza del principio secondo cui spetta al privato l’onere della prova relativamente alla data di realizzazione delle opere edilizie, al fine di escludere la necessità di un titolo abilitativo. Tale principio si fonda sull’articolo 63, comma 1, e sull’articolo 64, comma 1, del codice del processo amministrativo, che attribuiscono al ricorrente l’onere della prova riguardo le circostanze di fatto che rientrano nella sua disponibilità.
Un altro aspetto rilevante della decisione riguarda l’adempimento, da parte dell’Amministrazione, dei principi di buona fede e leale collaborazione nel corso del procedimento amministrativo. Il Consiglio di Stato ha ritenuto che il Comune abbia agito correttamente, fornendo ai ricorrenti ampie possibilità di dimostrare la legittimità delle opere edilizie mediante la presentazione di prove adeguate, cosa che i ricorrenti non hanno fatto.
Questa sentenza fornisce un contributo significativo alla giurisprudenza in materia di diritto urbanistico, in particolare per quanto riguarda il potere di autotutela esercitato dall’Amministrazione e il riparto dell’onere della prova nelle controversie relative a opere edilizie. Il Consiglio di Stato conferma che l’autotutela amministrativa rappresenta uno strumento essenziale per la tutela della legalità e dell’ordine urbanistico, sottolineando l’importanza della collaborazione tra privati e Amministrazione per la corretta applicazione delle normative edilizie.

Dal punto di vista della prassi amministrativa, questa sentenza enfatizza l’importanza di un rigoroso esame delle pratiche edilizie da parte dell’Amministrazione. Si sottolinea la necessità di una collaborazione basata sulla buona fede tra i privati e l’Amministrazione, in cui i primi sono tenuti a fornire documentazione completa e veritiera. Ciò implica un onere per i richiedenti di assicurare che tutte le informazioni fornite siano accurate e facilmente verificabili, e di cooperare attivamente nel caso in cui emergano questioni o incongruenze. L’Amministrazione, dal canto suo, deve adottare un approccio trasparente e comunicativo, fornendo ai soggetti coinvolti indicazioni chiare su eventuali problematiche e su come risolverle.

Dal punto di vista dottrinale, la sentenza solleva questioni significative riguardo il bilanciamento tra il potere di autotutela dell’Amministrazione e i principi di affidamento e di proporzionalità. L’autotutela consente all’Amministrazione di annullare atti propri illegittimi, anche in assenza di un specifico provvedimento giurisdizionale. Tuttavia, l’esercizio di tale potere deve essere sempre bilanciato con il dovere di tutelare la fiducia legittimamente riposta dai cittadini nell’azione amministrativa, evitando revisioni retroattive che possano comportare gravi pregiudizi per i privati senza un’adeguata giustificazione basata sull’interesse pubblico.

Sul fronte giurisprudenziale, la decisione conferma e rafforza il principio secondo cui l’onere della prova riguardo la data di realizzazione delle opere edilizie spetta al privato. Questo orientamento pone una pietra miliare nel definire il regime di responsabilità e le aspettative nei confronti dei soggetti che intraprendono interventi edilizi, sottolineando la necessità di una documentazione chiara e inequivocabile che attesti la legittimità delle opere fin dall’inizio.

La sentenza offre spunti di riflessione anche per le future dinamiche nel rapporto tra cittadini e Amministrazione in materia edilizia e urbanistica. Essa potrebbe incentivare un maggiore rigore nell’istruttoria delle pratiche edilizie e, al tempo stesso, sollecitare le amministrazioni a sviluppare meccanismi più efficaci e trasparenti per la gestione delle discrepanze e delle non conformità, anche al fine di prevenire litigiosità.

In conclusione, la sentenza del Consiglio di Stato n. 01016/2024 sottolinea l’importanza del rigoroso rispetto delle norme urbanistiche e della necessità di una documentazione accurata e trasparente nelle pratiche edilizie. Il principio del rigoroso riparto dell’onere della prova e la riaffermazione del potere di autotutela amministrativa rappresentano dei baluardi essenziali per la tutela dell’interesse pubblico e la corretta gestione del territorio, inducendo sia l’Amministrazione che i privati a perseguire un livello più alto di diligenza e responsabilità nelle loro interazioni.